martedì 31 maggio 2011

EUROPEANS AS INDIGENOUS PEOPLES by Stephen A. McNallen


Quando sentiamo parlare di “popoli indigeni”, tendiamo a pensare alle tribù Amazzoni, ai pigmei in Africa, agli aborigeni australiani e ad altri gruppi simili presenti sul nostro pianeta. Ma quante ce ne sono di queste società? Centinaia o migliaia? Le loro condizioni sono note ed attirano la nostra attenzione attraverso i diversi documentari in televisione o articoli.
Automaticamente, noi pensiamo alle popolazioni indigene proprio come ci vengono “proposte” in tv, con la mediocre tecnologia e con la loro struttura tribale e, ovviamente, ci accorgiamo anche della loro pelle scura, tracciando, inconsciamente, una netta distinzione tra loro e noi dimenticando che le genti del “Primo Mondo” erano indigene.
Per fare chiarezza bisogna innanzitutto far proprio il concetto di “indigeno”, il quale non riguarda la tecnologia o la “razza”, ma assume un significato più intrinseco riguardante la provenienza e l’appartenenza ad una specifica regione o nazione. In altre parole, “indigeno” vuol dire “nativo”.
Volgiamo lo sguardo su noi, discendenti dei “primi” europei. Per esempio, i nostri antenati provengono dalla Germania, Irlanda, Inghilterra e Scozia dove hanno vissuto sin dall’ultima era glaciale. Ora, analizzando gli studi del genetista Brian Sykes,  si può far risalire dall’ 85 % al 90 % del genoma europeo dei primi cacciatori-raccoglitori che migrarono in Europa quando si ritirarono i ghiacciai. Se questo non ci ha reso “indigeni” cosa, invece, lo ha fatto? Che argomenti potrebbero affermare il contrario? Che noi siamo tecnologicamente superiori e che siamo bianchi?
Dalla nostra Europa ci siamo sparsi in tutto il mondo, specialmente in Nord America, Australia, Canada e Sud Africa, con piccole “presenze” in quasi ogni nazione. Ma non importa dove e quando abbiamo “girovagato”, siamo sempre noi: la  stirpe europea. Non abbiamo cambiato la nostra essenza, ma in alcuni casi solo la nostra posizione.
 Dobbiamo recuperare il senso delle nostre radici, la consapevolezza di essere,noi stessi,  un popolo. Certo, non siamo tutti di una tribù. Ci sono i discendenti dei Germani, Slavi e Celti, i quali sono tutti discendenti della cultura Funnel Beaker . Oggi ci sono le nostre nazioni di origine, e poi le nostre radici tribali, che sono state in gran parte perdute. Ma, nonostante questa diversità, restiamo europei. Geneticamente e culturalmente, siamo nettamente distinti dal resto del pianeta.  Allo stesso modo come i nativi americani si “caratterizzano” come Lakota, Cherokee o Maidu.
Una volta che abbiamo capito che siamo un gruppo definibile, con le radici in un luogo particolare da tempo immemorabile, la nostra prospettiva deve, necessariamente, cambiare. Abbiamo le nostre proprie caratteristiche, il nostro patrimonio culturale, il nostro modo d'essere nel mondo. Allo stesso modo, abbiamo la nostra propria serie di RELIGIONI NATIVE che si suddividono in germanica, celtica e slava, ma le somiglianze sono molto più pronunciate rispetto alle differenze. Infatti, HR Ellis Davidson nel suo libro  “Miti e Simboli nell’Europa Pagana” dimostra che le religioni celtiche e scandinave sono rami di una credenza comune europea.
Quando ci renderemo conto di essere un popolo (anzi, un insieme di popoli strettamente connessi), il moderno Eurofolk  potrà conoscere la sua essenza interiore. Solo allora potremo guarire noi stessi, guarire il mondo di cui facciamo parte, ed approcciarci ,onestamente, con gli altri popoli della Terra. In questo modo, possiamo scoprire e raggiungere il nostro destino.